"È
proprio vero che conosciamo realmente tutto sulle origini della radio?,
e che dobbiamo accettare tutto ciò che è stato scritto,
che è stato detto, che è stato dichiarato ufficialmente
da quasi cent'anni ad oggi? Per quale motivo dobbiamo ammettere che
Guglielmo Marconi non ha tutto il merito che dovrebbe avere e che
gli spetta di diritto, sull'invenzione della telegrafia senza fili?
Chi ci obbliga ad accogliere la tesi comune che ci sono alcuni scienziati
prima di lui i quali, per un verso o per l'altro, avrebbero contribuito
in modo determinante a realizzare la sua invenzione?
In poche parole: mi chiedo perchè ancora oggi, alla luce di
testimonianze inoppugnabili, c'è chi considera il russo Aleksandr
Stepanovic Popov il "vero" inventore della radio. Ma, soprattutto,
si resta sbalorditi dell'atteggiamento italiano rinunciatario davanti
a questa autentica beffa montata ai danni di Guglielmo Marconi. Testi
scientifici, dizionari ed enciclopedie sono d'altra parte unanimamente
concordi nel confermare uno dei più grandi falsi storici degli
ultimi due secoli: ossia che Guglielmo Marconi sia giunto a realizzare
il grande exploit della radiotelegrafia utilizzando gli apparecchi
messi a punto dal francese Branly e da Popov!
Ma c'è chi segue tenacemente la strada della verità
per dare a Marconi ciò che è di Marconi e onorarne in
modo completo la memoria,soprattutto oggi che cominciamo a entrare
in clima di "marconeidi". È un uomo che possiede
requisiti tecnici sperimentati da almeno cinquant'anni di attività
e che è in grado di affermare che tutto quanto è stato
scritto sull'invenzione della radio, va opportunamente rivisitato
e corretto. Questo personaggio è bolognese, si chiama Lodovico
Gualandi ed è Radioamatore - i4CDH - e lavora nel campo delle
radiocomunicazioni da quando fu assunto all'EIAR nel 1943.
Questa stazione doveva essere inaugurata
da Guglielmo Marconi il 9 agosto 1936, a causa delle cagionevoli
condizioni di salute, Marconi non partecipò. Il nome scelto
fu Radio Marconi, in onore a Guglielmo Marconi, la stazione era interamente
costruita in Italia dalle officine Marconi di Genova. Gli studi erano
ubicati in Piazza San Martino a Bologna, mentre i trasmettitori e
l'antenna radio di Budrio erano collegati con gli studi tramite un
"cavo musicale". La fotografia risale al 1936.
Da
almeno trent'anni ha seguito e studiato passo dopo passo gli sviluppi
dell'invenzione marconiana, ripercorrendo i vari momenti nei suoi
aspetti tecnici e intuitivi.
"Marconi perfezionò prima di tutto il dispositivo tipo Calzecchi-Branly noto come "Coherer" definizione divenuta ufficiale
- spiega Gualandi - perchè il fisico inglese Oliver Lodge ne aveva
scoperto e reso di pubblico dominio la sua validità come rivelatore
di onde hertziane. Fu però Marconi che riuscì a realizzare un coesore
del tutto originale in grado di rilevare non solo le scariche elettriche
incoerenti, ma la trasmissione di debolissimi segnali dell'alfabeto
Morse in modo intelligibile. Così facendo l'inventore creò il primo
e vero autentico radioricevitore della storia. Chi afferma che Popov
sia l'inventore della radio - prosegue Gualandi - afferma il falso:
una vera beffa che le autorità del passato regime sovietico, per
prestigio o propaganda, proclamarono ufficialmente nel '45, impugnando
quale prova che Popov, il 7 maggio 1895, in una riunione all'istituto
di fisica di San Pietroburgo, dopo aver riproposto la relazione di
Lodge sulle onde hertziane e sul coesore di Branly, presentò un apparecchio
le cui caratteristiche tecniche furono in seguito ritenute erroneamente
analoghe a quelle del radioricevitore di Marconi".
Lodovico Gualandi è in grado di provare materialmente per aver effettuato
analisi tecniche ed esperimenti sui dispositivi conosciuti ai tempi
di Marconi (oscillatori e rivelatori) che l'apparecchio ideato dal
russo Popov non aveva nulla da spartire con la radio! Ma si trattava
solo di un sistema efficace per la rilevazione delle potenti scariche
atmosferiche dei temporali; più di cento anni prima, un sistema per
rivelarle, guarda caso, era già realizzato e descritto da un'altro
bolognese: Luigi Galvani.
"Ecco dunque dov'è la beffa! - continua Gualandi
- E noi in tanti anni non siamo riusciti a demolire questo falso!
Penso al giorno in cui l'Italia dovrà affrontare questa realtà:
se non altro per dare il giusto riconoscimento alla grandezza di Marconi,
noi dovremo correggere tutti i testi scientifici considerati dei sacrari
intoccabili, rifare edizioni corrette di dizionari ed enciclopedie,
rinnegare quanto è stato dichiarato in programmi televisivi.
Riconoscere questi macroscopici errori non sarà certamente
una bella figura che faremo sul set internazionale, considerando che
soltanto inglesi, americani e canadesi, giustamente, ritengono Marconi
l'unico e vero inventore della radio!".
Sarà dunque l'occasione buona, quella del centenario che cade nel
'95, per rimuovere ogni pregiudizio nei riguardi dell'invenzione marconiana
e a cancellare finalmente la falsa opinione che ancora oggi persone
insospettabili perseguono affermando che Marconi abbia assemblato
con grande abilità e furbizia degli strumenti già noti?
Temiamo che neppure i responsabili della Fondazione Marconi, che ha
sede a Pontecchio a Villa Griffone, abbiano voglia e intenzione di
dare a Guglielmo Marconi il giusto riconoscimento, tanto è vero che
nessuno ha reagito quando sono state decise le uscite dei francobolli
commemorativi da parte delle poste di S. Marino, in accordo con le
Poste Italiane: dopo Maxwell nel '91, Hertz nel '92, Branly nel '93,
Popov nel '94 e infine (bontà loro), Marconi nel '95. Ancora una
volta viene dunque proposto il russo prima dell'italiano e ancora
una volta si concede credito alla beffa storicizzata dai russi! D'altra
parte in Italia ci sono ancora illustri tecnici ed esperti che sostengono
addirittura che Marconi abbia rubato l'idea ad ... Augusto Righi!
Si continua dunque, incredibilmente, a dare spazio a opinioni presunte
ufficiali che non hanno mai avuto il pregio di essere controllate
tecnicamente o con un esame approfondito dei documenti: ciò che ha
fatto, invece, Lodovico Gualandi, indagando, studiando, ma soprattutto
analizzando criticamente tutti i dispositivi tecnici. Mai nessuno
al mondo ha condotto ricerche così approfondite e documentate. Soltanto
Gualandi, ad esempio, è in grado di affermare, con puntiglioso orgoglio,
che se oggi l'Italia può vantare l'invenzione della radio, si deve
al rifiuto di Guglielmo Marconi di diventare cittadino inglese, come
invece accettò di diventarlo il padre.
La notizia è assolutamente inedita ed è la prima volta
che Gualandi la rende pubblica: "La madre di Guglielmo era
un 'irlandese di origine scozzese - racconta - il padre era
nato a Capugnano di Porretta, ma rinunciò alla cittadinanza
italiana optando per quella inglese, certamente per ragioni di interesse
e di famiglia. Ma Guglielmo non ne volle sapere: voleva restare italiano
affinchè si potesse dire che la sua invenzione era italiana
e non inglese, anche se l'Italia non gli aveva dato credito.
Una forma di patriottismo che esorbitava dai grandi vantaggi che proprio
per le sue ricerche egli avrebbe avuto in Inghilterra, dove gli studi
sulle trasmissioni dei segnali erano all'avanguardia".
Ma c'è di più: Lodovico Gualandi possiede le prove che nessuno,
al governo italiano nel 1896, alle prese con la crisi di Crispi, con
la disfatta di Adua ad opera di Menelik, in balia delle svolte reazionarie
nel Paese poteva garantire fiducia a quel giovane bolognese che proponeva
cose ritenute impensabili. Così Marconi, deluso e senza quattrini,
decise di rivolgersi a coloro che certamente lo avrebbero compreso:
ossia, gli inglesi. E scelse colui che avrebbe potuto, meglio di altri,
testimoniare la validità della sua scoperta, l'ingegnere capo del
Post Office inglese, William Preece, il quale da oltre dieci anni
tentava, ma inutilmente, di realizzare la telegrafia senza fili, perseverando
in un sistema assolutamente sbagliato.
Il 12 febbraio 1896 il ventiduenne
Marconi partì per Londra, incontro al suo futuro: gli occorsero
quindici giorni per preparare i documenti richiesti dall'ufficio brevetti
internazionali, dove depositò la sua scoperta nei primi giorni
di marzo. (Domanda n. 5028 datata 5 marzo 1896) Poi attese l'incontro
con Preece, che avvenne il 30 marzo: quando l'esperto inglese ebbe
la certezza di trovarsi di fronte a un'invenzione rivoluzionaria,
onestamente riconobbe il grande valore della scoperta marconiana e,
affascinato, disse: "Complimenti, giovanotto! Lei ha fatto
veramente qualcosa di eccezionale!". Fino a quel momento
Marconi aveva saputo mantenere il segreto sui componenti della sua
ricetrasmittente e soprattutto sul potere radiante del suo originalissimo
oscillatore chiamato poi l'antenna marconiana. Una scoperta così
valida che, a distanza di cento anni, continua ad essere adottata
in tutti gli impianti trasmittenti del mondo: un ritrovato che, alle
origini, tutti cercarono invano e che solo Marconi riuscì a
realizzare.
Il Times fu il primo a divulgare nel mondo la strepitosa notizia dei
successi di Marconi in Inghilterra e tutti i ricercatori tentarono
alla svelta di realizzare anch'essi un radiotelegrafo, ma poichè
conoscevano solo l'oscillatore di Hertz e il coherer tipo Branly non
approdarono a nessun risultato concreto.
Quindi affermare che Marconi abbia assemblato gli strumenti già noti,
che dimostravano oltretutto la loro pochezza tecnica, è un falso
documentabile e una volgare ingiuria.
Naturalmente ci fu alla base anche una sorta di congiura: la voce
più grossa la fecero subito le grandi Compagnie dei cavi transatlantici
sottomarini, che si vedevano colpite direttamente al cuore della loro
leadership, se consideriamo che Marconi con 120.000 sterline riusciva
a costruire una stazione in America e una in Europa, contro un costo
del sistema di cavi di oltre 3 milioni di sterline: le 120.000 sterline
bastavano a malapena per la manutenzione di questo gigantesco ombelico
tra Europa e America.
Poi ci si misero anche gli ambienti culturali e scientifici: i grandi
nomi della scienza non digerivano facilmente lo smacco che un giovane
autodidatta, senza titoli accademici, fosse riuscito là dove essi,
dall'alto della loro presupponenza, non erano andati oltre le primitive
idee.
Non a caso anche in Italia abbiamo toccato il fondo; in molte biblioteche
alla voce Marconi non esiste nulla, a Bologna non si trova una cartolina
che ricordi la sua vita, c'è un vecchio filmato della RAI, relativo
alla rubrica "Sapere", in cui salta fuori Popov come protagonista.
Inoltre, nel 1991, nell'unica banconota con l'effigie di Marconi (da
2mila lire) fu commessa la ridicola gaffe di riprodurre l'apparecchio
costruito da Giovanni Campostano di Milano per il gabinetto di fisica
del seminario di Brescia nel 1904, in forma didattica e non quello
originale di Marconi che è al museo Nazionale della scienza e della
tecnica Leonardo da Vinci di Milano.
Il primo "detector"
magnetico costruito da Marconi in una scatola di sigari e donato a
Luigi Solari
Si scoprirà che oltre a permettere l'ascolto delle emissioni radiotelegrafiche, permetteva l'ascolto anche delle emissioni radiofoniche.
La banconota con il famoso errore
Il vero
ricevitore di Marconi
Insomma,
una serie clamorosa di ingiurie iniziata nel lontano 1945, con
la cancellazione dell'anniversario ufficiale che doveva essere osservato
come legge dello Stato, fino ad arrivare alla
vergognosa decisione di distruggere lo storico scafo della nave Elettra.
Ma l'indifferenza continua, visto che neppure la Fondazione Marconi,
che sta attuando le manifestazioni per il Centenario, ha accolto le
rimostranze di Gualandi. "È incredibile - dice
- questo totale disinteresse. Alla Fondazione Marconi spetterebbe
l'obbligo di cancellare le ingiurie realizzate ai danni dell'inventore
bolognese. È assurdo infatti che, per fare comprendere agli
italiani l'opera universale del loro grande concittadino, si debba
ancora chiedere solidarietà agli inglesi, ai canadesi e agli
americani!".
Ma Gualandi non molla, continua la sua opera di giustizia in favore
di Marconi, anche se una delle figlie dello scienziato, Degna Paresce
Marconi, gli scrisse: "Caro Gualandi, ho ricevuto le sue
lettere e ne ho mandato una a mia sorella Gioia in America: penso
sarebbe meglio lasciare stare quello che riguarda Popov. La verità
verrà fuori, prima o poi e non vale la pena prendersela troppo.
Comprendo la sua indignazione e la ringrazio. I miei nuovi auguri
e saluti amichevoli. Degna Paresce Marconi".
E certo che Lodovico Gualandi non si fermerà, anche perchè
doveroso riconoscere che il contributo scientifico portato dalle sue
scoperte sarà un ulteriore approfondimento delle vere origini
della radio."
Marconi
con la moglie quando furono ricevuti dal vicepresidente (vice chairman)
del comitato d'onore
al loro arrivo alla Union Station per l'inaugurazione dell'esposizione
di Chicago - 2 ottobre 1932 -.
Quel giorno venne decretato in America "The Marconi Day".
Articolo
tratto da: "Bologna In " n. 2 Marzo-Aprile 1993 pag. 29
© 1995-2012 by Comitato Guglielmo Marconi
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