La versione ufficiale dell'inno di Mameli
e i simboli della Repubblica Italiana 1947-2012
I simboli della Repubblica
La Bandiera Nazionale
7 Gennaio
1797
- il Primo Tricolore
|
La bandiera italiana oggi |
Dal verbale della Sessione XIV
del Congresso Cispadano "Reggio Emilia,
- 7 gennaro 1797, ore 11.
- Sala Patriottica.
- Gli intervenuti sono 100,
deputati delle popolazioni di
Il
Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato
quale simbolo della patria il 7 gennaio 1797
a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara,
Reggio Emilia e Modena, lo stesso Congresso che pochi mesi prima aveva
proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta
fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo 1754 - Milano
1833), rappresentante della città di Ferrara.
Nel marzo del 1796 il governo francese affida il comando dell’armata operante in Piemonte a Napoleone Bonaparte, un giovane di 27 anni. Assunto il comando, Napoleone inizia la folgorante campagna militare che isserà il tricolore della rivoluzione su tante capitali della nostra penisola.
Sconfitti gli Austriaci a Lodi, 10 maggio 1796, entra a Milano dove sventola la bandiera repubblicana, il tricolore francese.
Il giorno 11 ottobre 1796 Napoleone informa il Direttorio, il supremo organo collegiale al quale durante la Rivoluzione francese era stato affidato il potere esecutivo in Francia: “La vicenda di Modena è perfettamente riuscita. I patrioti sono numerosi. E’ opportuno farci amici i popoli”. E a proposito dell’organizzazione della Legione Lombarda, precisa: “Les couleurs nationales qu'ils ont adoptées sont le vert, le blanc et le rouge.”
(I colori nazionali che essi [De Rolandis-Zamboni] hanno adottato sono il verde, il bianco e il rosso).
Il 6 novembre 1796 a Milano, nel corso di una solenne cerimonia in piazza del Duomo, la prima delle sei coorti della Legione Lombarda, ricevette la bandiera, seguita poi dalle altre cinque.
Napoleone incoraggiò anche i governi provvisori createsi dopo le rivolte di Reggio Emilia e di Modena contro il regime degli Estensi.
A Modena dal 16 al 18 ottobre 1796 si tenne un primo Congresso nel quale i delegati delle quattro città – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – decisero di unirsi in una sola Repubblica che si chiamò Cispadana e di appoggiare la guerra francese contro l’Austria, arruolando una Legione Italiana di 3.000 volontari suddivisi in cinque coorti di seicento.
Il confesso deliberò che ciascuna coorte avesse la sua bandiera a tre colori nazionali italiani adorna degli emblemi della libertà e che anche l’uniforme dei volontari fosse sei colori “già ammessi dai nostri fratelli lombardi”.
Il Tricolore aveva però già fatto la sua apparizione
sul suolo Italiano nel 1794.
Adottato come simbolo nazionale
anche dalla Repubblica Italica e successivamente dal Regno d'Italia,
il Tricolore seguì le fortune napoleoniche e con la Restaurazione
scomparve dall'Italia. I vecchi regimi ripresero le loro tradizionali
bandiere, mentre la Carboneria adottò come proprio simbolo
un drappo dai colori rosso, blu e nero: gli stessi della Repubblica
Partenopea.
La bandiera bianca, rossa e verde apparirà di nuovo in Italia
nel 1831, con la costituzione della Giovine
Italia. Il suo fondatore, Giuseppe Mazzini, farà di essa il
simbolo della libertà e della volontà di rinnovamento
e di unità nazionale del popolo italiano. Il Tricolore della
Giovine Italia recava, da una parte, la scritta: "Libertà,
Uguaglianza, Umanità"; e dall'altra: "Unità,
Indipendenza".
Da questo momento l'idea dell'unità e dell'indipendenza nazionale
e il Tricolore vengono strettamente associati nella mente degli italiani.
Dalla spedizione di Savoia del 1834, non c'è
moto o sollevazione popolare che non avvenga all'insegna del Tricolore.
Nel marzo 1848 i milanesi insorgono contro
gli austriaci agitando il Tricolore e cantando l'Inno di Mameli. Ciò,
probabilmente, spinse Carlo Alberto ad assicurare al Governo provvisorio
lombardo che le sue truppe avrebbero varcato il Ticino sotto le insegne
del Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro), nonostante lo Statuto
concesso pochi giorni prima avesse solennemente proclamato, all'art.
77, che “Lo Stato conserva la sua Bandiera [croce bianca in
campo rosso, n.d.r.]: e la coccarda azzurra è la sola nazionale”.
Il Tricolore, adottato perfino dalle milizie borboniche e papali in
un primo tempo inviate in soccorso dei Lombardi, sarà anche
la Bandiera di Venezia e dal Governo insurrezionale della Sicilia
e sventolerà in tutti i vecchi Stati italiani. Uno dei primi
decreti della Repubblica Romana dichiarerà, il 12
febbraio 1849, il Tricolore Bandiera nazionale.
Pur mancando un'esplicita sanzione normativa, il Tricolore è
ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante
la bandiera verrà, infatti, organicamente disciplinata dopo
la Grande Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre
1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923,
n. 2264. E nel 1947 il Tricolore, ovviamente
privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella Costituzione
repubblicana, che all'art. 12 così recita:
“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.
L'Inno Nazionale
Nota: quello che segue è il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l'inno italiano, così come eseguito in ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un "Sì" deciso. Il resto del poema richiama episodi rilevanti della lotta per l'unificazione dell'Italia.
Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò!
Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò!
Uniamoci, amiamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò!
Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò!
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò.
- Stringiamci a coorte,
- siam pronti alla morte.
- Siam pronti alla morte,
- l'Italia chiamò!
- Sì (cantato)
|
Dal
1947 "Fratelli d'Italia" o il "Canto
degli Italiani", scritto da Goffredo Mameli (Genova 1827 - Roma
1849) nel settembre 1847 e messo in musica due mesi dopo da Michele
Novaro (Genova 1822 - ivi 1885), è l'Inno Nazionale Italiano.
Manca, tuttavia, una esplicita norma in tale senso, poiché
rimase priva di seguito la relativa proposta, portata al Consiglio
dei Ministri dall'On. Cipriano Facchinetti, il 12 ottobre 1946, Ministro della Guerra
dell'epoca.
L'assenza di un'apposita sanzione normativa non ha, però, impedito
al popolo italiano di riconoscere, in tutti questi anni, nelle parole
e nella musica dell'Inno il simbolo dell'unità nazionale, al
pari della bandiera tricolore, con la quale esso forma, anzi, un tutt'uno
inscindibile.
Del resto l'Inno di Mameli (questa la denominazione assunta dall'Inno
nella cultura corrente) fu associato alla Bandiera Tricolore come
segno della volontà di indipendenza nazionale fin dai primi
moti popolari che precedettero l'esplosione rivoluzionaria del 1848.
E attorno alla Bandiera Tricolore e all'Inno Nazionale si strinsero
i milanesi nelle Cinque Giornate del marzo '48.
Non meraviglia, quindi, che il primo biografo di Cavour e di Vittorio
Emanuele II, Giuseppe Massari, lo abbia definito come il vero e proprio
Inno Nazionale italiano. E come tale dovette considerarlo anche Giuseppe
Verdi, che lo inserì, accanto alla Marsigliese e all'Inno Nazionale
inglese (God Save the King), nell'Inno delle Nazioni, da lui
composto in occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1864.
Negli ultimi anni parole e musica di questo Inno sono state oggetto
di numerose critiche e non sono mancate le proposte di sostituirlo
con altre composizioni risorgimentali o addirittura contemporanee.
Bisogna, però, dire che "Fratelli d'Italia", altamente
apprezzato da Carducci e dal grande storico francese Jules Michelet,
per la sua capacità di coinvolgere emotivamente gli ascoltatori,
più di ogni altra composizione risorgimentale riesce ad esprimere
un forte sentimento di vera unità nazionale, derivante da una
lunga storia comune, che spinge, secondo i princìpi del mazzinianesimo,
verso l'unione e l'amore in vista del conseguimento di un fine comune.
E anche il ritornello, la parte più conosciuta, perché
eseguita nelle manifestazioni ufficiali, sulla quale si appuntano
le critiche più malevole, non è manifestazione di pura
retorica ma esprime le convinzioni della migliore cultura italiana
ed europea dei secoli XVIII e XIX. In questi versi si avverte, infatti,
l'eco delle parole scritte da Condorcet nel Quadro storico dei progressi
dello spirito umano, ove si legge: "Roma ha portato le leggi
in tutti quei paesi in cui i Greci avevano portato la loro lingua,
le loro scienze e la loro filosofia. Tutti questi popoli, sospesi
ad una catena, che la vittoria aveva agganciato ai piedi del Campidoglio..."
(CONDORCET, Quadro storico dei progressi dello spirito umano,
Introduzione R. GUIDUCCI, Milano, 1989, p. 188). Ma unità e
fusione non devono significare piatta conformità o, peggio
ancora, soppressione del grande patrimonio ideale che si racchiude
nelle diversità regionali: questo è il significato della
quarta strofa, nella quale Mameli, con straordinaria concisione (che
non era sfuggita a Garibaldi), rievoca i momenti più significativi
della storia delle diverse aree dell'Italia. Ed è proprio per
questo motivo che nell'Inno "Fratelli d'Italia" si possono
trovare i segni distintivi dell'identità nazionale del nostro
paese.
L'emblema
della Repubblica, una ruota dentata con stella a cinque punte, circondata
dai due rami di ulivo e di quercia annodati da un cartiglio recante
la scritta: Repubblica Italiana, è opera del pittore Paolo
Paschetto (Torre Pellice 1885 - 1963).
La scelta del bozzetto avvenne dopo una procedura rivelatasi più
complessa del previsto. La speciale Commissione costituita presso
l'Assemblea Costituente con l'incarico di esaminare i progetti inviati
dalla Presidenza del Consiglio a seguito del concorso indetto con
decreto del Presidente del Consiglio del 27 ottobre 1946 ritenne,
infatti, tali progetti non "idonei allo scopo". Fu, quindi,
indetto un nuovo concorso, al quale parteciparono 96 persone (fra
cui artisti e persone comuni), con 197 disegni, i cui originali sono
attualmente custoditi presso l'Archivio Storico della Camera dei Deputati.
La Commissione, presieduta dall'on. Giovanni Conti, propose all'unanimità
il bozzetto inviato da P. Paschetto e l'Assemblea Costituente approvò
tale proposta, con votazione avvenuta il 31 gennaio 1948.
Massimo Scioscioli*
*
Già Tesoriere della Camera dei Deputati. Ha curato dal 1975
al 1987 la pubblicazione della Rivista Archivio Trimestrale; nello
stesso periodo è stato segretario generale dell' Istituto di
Studi per la Storia del Movimento Repubblicano. Nel 1995 ha pubblicato
un saggio sul pensiero di Giuseppe Mazzini: I principi e la politica
(ed. A. Guida, Napoli).
Nel 1997, in occasione del secondo centenario del Tricolore, il Parlamento ha proclamato il 7 gennaio “giornata nazionale della bandiera” (con la legge del 31 dicembre 1996, n.671).
Perché non considerare come data di nascita della Bandiera Nazionale il 28 ottobre 1796, quando il Tricolore apparve contemporaneamente a Milano tra i Cacciatori a Cavallo della Legione Lombarda, nella città di Bologna, autorizzata a fregiarsene dallo stesso Senato Provvisorio; e nella Città di Modena, nell'appena costituita Legione Italia?
OGGI, ACCANTO ALLA BANDIERA ITALIANA, SVENTOLA LA BANDIERA DELL'EUROPA SIMBOLO DELL'UNITA' FRA LE NAZIONI E LA SCELTA DELLA COLLABORAZIONE FRA GLI STATI AFFINCHE' NON CI SIANO "MAI PIU' GUERRE"!
Fratelli
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La sommossa di Bologna
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Luigi Zamboni e Giovan Battista De Rolandis
I primi martiri della libertà Italiana
Carta della Repubblica Cisalpina
Decreto del Consiglio de' Seniori del Direttorio
Esecutivo della Repubblica Cisalpina
Documento tratto da una stampa d'epoca: Discorso tenuto da Giosuè Carducci
il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario
della nascita del Tricolore
Trascrizione: Discorso tenuto da Giosuè Carducci
il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario
della nascita del Tricolore
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Alcuni esempi di corretta esposizione delle bandiere
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usarla (Circ. Interno 5/98) Gazzetta Ufficiale n. 270 del 18-11-1998
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Storia della Bandiera Italiana - Per ricordare che Bandiera e Inno non servono solo in occasione delle partite
Origini, storia e significato del Tricolore
Goffredo Mameli & Michele Novaro / Inno di Mameli o Il Canto degli Italiani
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Costituzione della Repubblica Italiana
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Il Tricolore
· La
bandiera degli italiani. Le
origini, la storia
·
Esporlo non è
un optional. Le "istruzioni per l'uso"
sono leggi dello Stato: Legge
5 febbraio 1998, n. 22 "Disposizioni generali sull'uso della
bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea".
Decreto del Presidente della
Repubblica 7 aprile 2000. N.121 "Regolamento recante disciplina
dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea
da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici".
Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri 14 aprile 2006
"Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche".
· All'alzabandiera
"Fratelli d'Italia"
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