Comitato Guglielmo Marconi International
Fondato nel 1995

 

Riceviamo e pubblichiamo:
PoW Cesaro Vittorio

 

From:  melodyvoyager <melodyvoyager@omissis>
To:  melodyvoyager@omissis
Date:  22 gennaio 2011 10:34
Subject: testimonianza + foto
 

Questa è la testimonianza riguardante mio papà, Cesaro Vittorio classe 1919, di Meolo (VE)
Nella foto il terzo in piedi da sinistra



Retro foto di gruppo

La sua prigionia durò dal 21 Gennaio 1941 al 8 Maggio 1945, e trattenuto dalle FF.AA delle Nazioni Unite fino al 16 Luglio 1946
Fu catturato la mattina del 21 gennaio a Tobruk, da una compagnia di Australiani, e dopo parecchie settimane di raggruppamenti in campi provvisori lungo la litoranea della Cirenaica,
(zona marittima della Libia) i prigionieri raggiunsero Porto Said con la ferrovia, quindi SUEZ dove si imbarcarono con la nave “Vice Roy of India” verso il porto di Aden.
Arrivarono in India a Bombay, dove gli Inglesi sbarcarono diversi prigionieri.
Da qui la nave prosegui puntando l'Africa dove l'Inglesi avevano delle colonie, e fecero tappa a Durban, per poi fermarsi alcuni giorni a Città del Capo, dove fecero scendere tutti dalla nave prigionieri compresi. Nel maggio 1941 si trovava ancora presso Citta del Capo
Diversi di loro furono lasciati anche là in Sud africa.
Dopo la partenza da Città del Capo la nave non toccò altri porti, raggiungendo infine Liverpool
Ricordo un episodio molto triste, che lui raccontava spesso, successo sulla nave.
C'era un prigioniero che in coperta (loro erano chiusi sotto coperta e per un ora al giorno venivano mandati su a prendere aria) fu prelevato da una guardia che pensava l'avesse in qualche modo offeso, che venne legato e frustato con 24 colpi.
Cosi mio papà capì e vide la crudeltà del vincitore verso coloro che in quel momento non
si potevano difendere.
In quei giorni, dalla partenza da Città del capo, le razioni per i prigionieri erano scarse e un pò da quello e forse per malattia, un prigioniero morì, venne messo in un sacco di gomma e dopo una breve funzione religiosa fu lanciato in mare.
In quei giorni se la vide brutta perchè aveva tanta fame e raccontava che si trovava sotto coperta, come tutti gli altri, ed erano sdraiati per terra dalla stanchezza, quando nel pensiero invocò la Madonna dell'Angelo di Caorle che facesse la grazia di farlo tornare a casa dalla sua famiglia.
Subito sentì dentro di lui una forza che lo fece alzare in piedi
Gli altri increduli si meravigliarono di tanta energia.
Il viaggio durò una trentina di giorni da quando lasciarono il Sud Africa, penso qualche giorno in più del normale perché in un tratto d'oceano la nave non proseguì sempre in linea retta, come sarebbe stato ovvio, ma a zig zag per non essere colpita dai siluri nemici.
Gli inglesi temevano infatti i sottomarini tedeschi e italiani, anche se quest'ultimi erano molto pochi.
Un fatto curioso accaduto fu l'avvistamento di un grosso cetaceo che seguiva la nave, mio papà si ricordava bene perchè era rimasto impressionato dalla sua lunghezza.
Gli Inglesi pensarono di spararci con i cannoncini, ma non poterono farlo perche la balena si era portata troppo vicino la nave, cosi non riuscirono nell'intento.
Arrivati a Liverpool, i prigionieri, che erano rimasti circa un migliaio (erano i primi che arrivavano dall'inizio della guerra in Inghilterra) furono mandati in diversi campi.
Lui mi parlò del 13, del 27 e anche del 61, forse mi parlò anche di qualche altro campo, ma non ricordo con precisione. Ricordo invece che una volta si ritrovò vicino al proprio campo un altro dove c'erano dei tedeschi, catturati penso sempre in Nord africa.
I primi due anni di prigionia, fino a tutto il 1943, furono tanto duri e nessuno poteva mandare notizie in Italia.
Così a casa sua non ebbero notizie per 2 anni e lo credevano morto.
Nacquero tre suoi nipoti nel periodo '41/'43, e vennero chiamati tutti e tre Vittorio come lui.
Si ricordava inoltre dei bombardamenti su Londra da parte dei tedeschi con le V1 , armi sperimentali che venivano lanciate da molta distanza.
In quel periodo si trovava in un campo a una quarantina di chilometri da Londra, e diceva che il rumore si sentiva molto bene. Infine, quando la guerra iniziava a volgere in favore degli Alleati, penso dopo lo sbarco in Normandia, anche per i prigionieri furono tempi migliori.
Raccontava che potevano organizzare dei tornei di calcio fra di loro e tante altre cose come commedie teatrali tra prigionieri, tutto per rompere la monotonia dei giorni che non passavano mai. Il tempo era impiegato per lavorare presso le fattorie, i prigionieri venivano portati anche a molti chilometri di distanza e lasciati a gruppi di 3\4 a secondo del bisogno. Raccoglievano patate, fragole, ortaggi e sbrigavano lavori di campagna.
Mi racconto' che un giorno mentre si trovavano a lavorare da soli, riuscirono a catturare un
grosso uccello vicino ad uno stagno, forse una cicogna o un cigno e poi alla sera al campo fecero grande festa e l'occasione per farsi quattro risate.
Credo fosse già nel campo 61 di Wynols Hill, vicino Coleford nel giugno del 1945 a guerra ormai finita, quando incominciarono ad andare in libera uscita nel paese, non tanto lontano dal campo.
Potevano andare anche al cinema o farsi una passeggiata, ma erano ben conosciuti e visti a distanza perchè la loro giubba color grigio-verde aveva sul dorso una toppa rossa di 20 centimetri che rendeva vistosa la loro presenza
Queste sono le cose che ricordo maggiormente, di seguito riporto alcuni aneddoti di guerra e prigionia, molti ricordi con il tempo sfuggono, ho trascritto quelli che maggiormente mi sono rimaste impressi

ANEDDOTI VARI

In Nord Africa, marciando con i prigionieri passò dietro una cucina da campo e senza farsi vedere dalla guardia riusci a trovare un osso di cammello e metterlo sotto la giubba.
Raccontava che su quell'osso (che doveva servire per fare del brodo) erano rimasti attaccati ancora tutti i nervi e lui per diversi giorni lo rosicchiò trovando cosi qualcosa da mangiare.

Durante i primi giorni dopo la cattura, i prigionieri erano ammassati in campi provvisori a cielo aperto senza nessun riparo.
Quindi ognuno cercava una sistemazione per passare le ore notturne, e di notte come ben sapete nel deserto la temperatura scende di parecchio, da considerare il mese che era Gennaio.
Allora lui, vedendo 3 o 4 prigionieri rannicchiati in gruppo dentro una buca, si avvicino pian piano senza fare tanto rumore accovacciandosi vicino, quando uno di loro (che non era quello vicino a mio papà, perchè essendo riparato da lui, gli faceva comodo la sua presenza in quanto l'avrebbe riscaldato) disse con tono da persona importante “Non sai chi siamo noi? Siamo dei Reali Carabinieri ”
E mio papà rispose senza farsi intimidire “ Ed io sono un artigliere del regio esercito ”.
L'altro non replicò, e lui rimase li a dormire.

Un altra volta fece amicizia con uno che gli sembrava fosse napoletano per il suo accento.
In realta questo gli disse “sono un Piemontese ma ho la passione delle lingue” e gli disse che oltre a parlare i dialetti parlava Inglese e Francese .
E aggiunse “ Ti serve qualcosa ?”
Mio papà stupito dalla domanda perchè gli sembrava ovvio che in quei giorni, ammassati sotto il sole cocente, la cosa che mancava di più era l'acqua..
“Che domanda mi fai? Lo sai bene che in questo momento quello che ci serve è proprio l'acqua “
Allora questo senza tanto scomodarsi fa un cenno alla guardia ,che era sulla torretta, e parlandogli in Inglese disse che il suo amico stava morendo di sete, cosi la guardia gli lanciò la borraccia dell'acqua .
Mio papà bevve, ma senza esagerare per non sembrare troppo ingordo, ed il suo amico gli chiese se volesse berne ancora. E lui “Posso?”
Questi parlò ancora alla guardia che infine lo autorizzò a bere fin che voleva.
Cosi mio papà la bevve tutta !
Un giorno gli Inglesi avevano bisogno di una decina di prigionieri per fare dei lavori fuori del campo, cosi mio papà si offri volontario pensando “almeno cosi esco dal campo e faccio qualcosa di diverso”.
Ebbene, fu la sua fortuna, perchè in quella occasione trovo' una piccola botte piena di acqua, certo magari non proprio acqua minerale... Ma anche quella volta bevve a crepa pelle. Diceva sempre che quella bevuta gli bastò per una settimana. Tanti piccoli episodi che contribuirono a salvargli la pelle. Perche diceva qualche volta con le lacrime agli occhi, che ne vide piu di uno morire per la sete






(Chi riconoscesse qualche parente in foto o volesse scrivermi per scambio di informazioni puo contattarmi tramite il sito) Tutte le foto che vedete qui vicino sono suoi ricordi come prigioniero: ci sono le grammatiche di Inglese, i gettoni di plastica con cui venivano pagati i prigionieri, la sua valigetta, e la foto fatta davanti al monumento di Marconi

P.O.W. CAMP No. 61 GREAT BRITAIN



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