Comitato Guglielmo Marconi International - Fondato nel 1995

Storia della Radio
DALLE EQUAZIONI DI MAXWELL
ALLA LEGGE MARCONI

Non vi e' dubbio che a livello universitario molti studenti conoscono e sanno interpretare
le "equazioni di Maxwell", ma crediamo di non errare se affermiamo che sono forse
molto pochi coloro che conoscono la "legge Marconi".


Lodovico Gualandi (RAI senior)

    Questo fatto non è da sottovalutare perché potrebbe fornire, ai dubbiosi e agli scettici, la chiave di lettura delle molte incomprensioni da parte di chi scrive articoli sull’opera di Marconi, senza tenere in nessun conto la fondamentale legge fisica da lui scoperta.
    Da sette anni sosteniamo che il primo capitolo della storia della radio è stato sempre distorto e che non esiste nessun testo italiano o straniero che spieghi perché mai Marconi decise con tanta determinazione che la sua scoperta meritava un brevetto e questo poteva essere richiesto solo in Inghilterra.
      Sono innumerevole le leggende divulgate da dettrattori o partorite dalla fantasia di giornalisti disinformati, e anche Righi stesso, se avesse conosciuto la legge fisica scoperta da Marconi, non sarebbe incappato in quegli errori che commise quando, nel lontano 1897, scrisse al quotidiano “Il Resto del Carlino”, affermando che Marconi non aveva inventato o scoperto nulla che già non si conoscesse negli ambienti scientifici: ma la storia della radio non è fatta di, se.. o di, ma; le “equazioni di Maxwell” e la “legge Marconi” lo confermano.

Le equazioni di Maxwell



    In una rivista scientifica autorevole, un professore ha candidamente affermato che la possibilità di radiocomunicare era insita nelle equazioni di Maxwell, dimenticandosi però di aggiungere che solo Marconi se ne era reso conto mentre, Oliver Lodge, Augusto Righi e il grande matematico Henry Poincare pare che non se ne fossero accorti, altrimenti non avrebbero contestato l’opera di Marconi.


James Clerk Maxwell

    Tra le equazioni di Maxwell quella sopra riportata è quella che esprime le relazioni fra il campo elettrico e quello magnetico, quando subivano delle variazioni accelerate.
    Chi ha studiato matematica a livello universitario sa che da quelle equazioni si evince che le onde previste da Maxwell viaggiano alla velocità della luce e che le due parti della formula, rappresentano due termini essenzialmente diversi.
    La prima formula esprime infatti il campo di INDUZIONE e si può notare che quest’ultimo decresce in ragione del quadrato della distanza, mentre nella seconda formula, che rappresenta il campo di RADIAZIONE, si può notare come esso decresce in ragione della distanza semplice dalla sorgente.
    Inoltre è possibile dedurre anche che il suo campo di INDUZIONE è proporzionale alla corrente indipendentemente dalla frequenza, mentre per il campo di RADIAZIONE è necessario che la frequenza delle alternanze sia accelerata, cioè che sia un’alta frequenza di vibrazione o, radiofrequenza nel linguaggio dei nostri giorni.
    Riflettendo su queste semplici osservazioni, risulta facile comprendere che Maxwell fece qualcosa di più che dare una veste matematica alle idee di Faraday sull’elettromagnetismo.
    In realta' infatti, mise in grado Hertz di realizzare il suo oscillatore a 1/2 onda, e quindi scoprire che le onde elettromagnetiche, fino a quel momento solo ipotizzate, potevano essere effettivamente generate, misurandone frequenza e velocita' di popagazione nell'aria, ma non solo, permise inoltre a Marconi di creare il suo oscillatore verticale in quarto d'onda quindi scoprire le leggi che governano il fenomeno radioattivo del campo elettromagnetico.
    In conclusione quindi, Hertz confermo' la validità della Teoria di Maxwell, limitatamente alla prima parte della formula, mentre Marconi ne confermo' la seconda parte.

La legge di Marconi


    Si è appena detto che Hertz non potè confermare la seconda formula di Maxwell, non perché non l’avesse compresa ma perchè non esisteva nessuno strumento tecnico che potesse consentirgli di confermare questa seconda ipotesi.
    La conferma sperimentale della seconda formula di Maxwell e la conoscenza del mezzo in cui le onde si propagavano e le leggi sulla loro propagazione furono confermate dall’opera di Marconi.
    Nell’estate del lontano 1895, Guglielmo Marconi, dopo essere riuscito a raggiungere la portata di circa 2500 metri grazie alla sua straordinaria capacita' di ottimizzare ai limiti del possibile gli strumenti a quel tempo conosciuti, comprese che per aumentare questo pur ragguardevole limite, se confrontato con le poche decine di metri coperti dai ricercatori che erano invece costretti a esplorare queste onde entro i limiti ristretti del campo di induzione, doveva ottenere più energia irradiata e questa dipendeva dalla potenza della scarica capacitiva presentata dagli oscillatori.
    Non rimaneva che tentare di aumentare drasticamente l’esigua capacita elettrica dell’oscillatore e di conseguenza ottenere delle onde di una lunghezza migliaia di volte superiore a quelle sperimentate fino a quel momento: si doveva passare cioè dalle microonde alle onde decametriche.
    Marconi dovette pertanto studiare una nuova sorgente elettromagnetica, ed ebbe la felice intuizione di realizzare un oscillatore verticale in quarto d’onda di notevoli dimensioni spaziali. Durante la sua indagine sperimentale scoprì che esisteva una stretta relazione fra l’altezza delle antenne verticali e la portata di trasmissione dei segnali.
    Nacque così la formula che gli permise di calcolare e prevedere con precisione la portata di trasmissione, in base all’altezza delle antenne ricetrasmittenti del suo sistema.
    Nella “legge Marconi”, sopra riportata, "H" rappresenta l’altezza delle antenne, "k" un coefficiente numerico che poteva variare da 0,12 a 0,19, a seconda della sensibilità del ricevitore e della costante dielettrica della natura del terreno (questo era uno dei motivi per cui Marconi nelle sue dimostrazioni sceglieva sempre dei grandi tratti di mare) ed infine "D", rappresenta la distanza da coprire. Nella formula il tutto è espresso in metri.
    Se si esegue un rapido calcolo, assumendo come coefficiente numerico un valore medio, si trova che per superare la distanza di 50 chilometri, nel SISTEMA MARCONI era sufficiente una antenna alta circa trenta metri.


Guglielmo Marconi

    Come si vede, la decisione di brevettare l’invenzione non fu ne un atto di fede, come molti sono ancora disposti a credere, e nemmeno un miracolo di San Petronio, il Santo protettore della città di Bologna, quando infatti Marconi partì alla volta di Londra aveva la certezza di poter dimostrare che il suo sistema sarebbe stato di immensa utilità, soprattutto per quanto riguardava un suo impiego sulle navi.
    Nel prossimo numero di Elettronica Flash esamineremo i due primi importanti eventi marconiani della storia della radio
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LODOVICO GUALANDI, I4CDH
VIA P. PASQUALI, 6
40134 BOLOGNA Italy
E-Mail: lguala@libero.it

Articolo tratto da: Elettronica Flash, febbraio 1999, pagina 86.


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