La storia (riservata e grottesca)della nascita della TV in Italia
In Piemonte e a Torino il primo canale tv della Rai è diffuso sulla frequenza di 87.80 Mhz, il cosiddetto “Canale C” cosa davvero insolita poiché la Commissione Mondiale delle ripartizioni Radiofoniche ha destinato tale spazio dell'etere ai “radiotelefoni di Stato”. Perché dunque tale irregolarità? E' questa una storia interessante che si allaccia direttamente alla nascita della nostra televisione. Torino è in una posizione geografica particolare, si trova al centro della corona di montagne che dall'Appennino ligure, attraverso le catene del Monviso, Montebianco, Cervino e Monte Rosa, e si prolunga per tutta la parte settentrionale della Penisola. Alle spalle di Torino vi è l'Eremo, un'altura di quasi 800 metri che domina non solo tutto il Piemonte, ma buona parte della Lombardia. Il panorama è suggestivo. Nei giorni di vento, oltre la ghirlanda delle montagne più alte d'Europa, si vedono Milano, Pavia, e persino il famoso campanile di Cremona. Nel 1400 sulla cima di quest'altura i camaldolesi avevano il loro Eremo. Il chiostro dei frati non esiste più, ma il nome è rimasto. Ed è qui che già nel 1924 l'Uri, poi Eiar, piantò le proprie antenne per la trasmissione in onde medie sui 657 Khz. Fu un lavoro difficile, perché - non avendo un ponte radio - fu necessario collegare con un cavo apposito il trasmettitore dell'Eremo con la sede dell'ente che si trovava in città, a pochi passi dal ponte sul Po, in piazza Vittorio Emanuele (1): 12 km di filo. Nel 1945 la sommità dell'Eremo fu occupata da un manipolo di paracadutisti dell'Esercito americano. Con l'aiuto di un gruppo di partigiani, costoro installarono una serie di apparecchiature per collegarsi in onde corte con la base aerea di Cotismore in Inghilterra, e di Tolone in Francia. La postazione aveva un altro compito, guidare i velivoli da bombardamento durante le incursioni e indicare gli obiettivi da distruggere. Per fare questo gli americani si servirono di un trasmettitore operante a modulazione di frequenza, su 87.80 mhz, lunghezza d'onda allora assolutamente non comune, ignorata completamente dai tedeschi. I nazisti avevano occupato buona parte degli stabilimenti Fiat di Torino (Lingotto, Teksid, Materiale Ferroviario, Grandi Motori), decisi a distruggerli con la loro ritirata. Sempre qui, all'Eremo, il 25 aprile 1945 alle 19.00 fu captata la famosa frase “Aldo dice 26 per uno”, con la quale gli Alleati ordinavano alle brigate partigiane di convergere tutte insieme su Torino il giorno dopo, 26 aprile. Lo scontro fu sanguinoso. Furono notevoli le perdite da entrambi i fronti, ma il Primo Maggio la città fu totalmente liberata. Ci furono manifestazioni, sfilate, e varie cerimonie di vittoria e nei giorni successivi i militari passarono i compiti di legalità ai nuovi ordinamenti cittadini. Il famoso trasmettitore dell'Eremo rimase lassù. Era composto di diversi cassoni. Inamovibili, poiché all'interno c'erano trasformatori molto voluminosi e pesantissimi, tutto materiale che era stato catapultato dal cielo, e assemblato dagli esperti statunitensi. Che farne? Come portarlo via?
Da Ufficiale a Ufficiale la questione arrivò al Generale Alexander. “Già, che ne facciamo?” “Ormai sono obsoleti… per caricarli occorrono gru semoventi… e poi come trasportarli? I camion li utilizziamo per le truppe.” Alexander aveva premura, non voleva far rimanere troppo a lungo le sue truppe a Torino, una città che era stata bombardata a tappeto dalla sua aviazione. “Alleati liberatori!” era stato scritto sui muri delle case pericolanti. La scritta propagandistica tuttavia non era accettata da tutti. Le incursioni avevano soppresso gli stabilimenti e il lavoro che questi assicuravano agli operai. Le bombe non avevano risparmiato chiese, ospedali, interi quartieri… e la popolazione covava un certo risentimento. Complessivamente la morte piovuta dal cielo aveva causato più di 15mila morti e 100mila feriti, la metà con gravi amputazioni! Ora, per chetare gli animi, le truppe americane regalavano pacchi di alimenti, vestiti, sigarette, cioccolata, zucchero e calze da donna… Donavano anche “Am Lire” moneta stampata alla svelta su carta da macellaio, ma non sempre il denaro riesce a cicatrizzare il dolore. Che fare quindi di quel trasmettitore diventato troppo ingombrante? Il Generale Alexander ebbe l'idea di donarlo alla Città di Torino, “per le sue tradizioni storiche, culturali e radiofoniche”. Fece pervenire una bella lettera al neo sindaco della città Roveda, suggerendo di leggere il documento ai cittadini. Nel documento il comandante delle truppe alleate sottolineava la generosità delle truppe di occupazione a stelle e strisce. Invitava poi a considerare tale donazione molto importante, perché, “con questi apparati tecnici, la voce di Torino Libera avrebbe solcato le strade dell'etere affrontando le iniziative che le moderne tecnologie avrebbero offerto ecc. ecc.”.
Giovanni Roveda lesse la lettera. Tutti applaudirono, e poi si domandarono: che farne dell'apparato? Roveda decise di donarlo alla Fiat. “Terra, mare, cielo” può darsi che gli serva. E la donazione fu fatta con rito solenne, alla presenza di Primo Carnera, dell'Ambasciatore Dunn e dello scienziato Auguste Piccard. Qualcuno andò poi all'Eremo, vide il trasmettitore e si mise le mani nei capelli. A cosa sarebbe servito alla Fiat? “A nulla”, risposero da Mirafiori. La cosa fu riferita al presidente Vittorio Valletta e questi, deciso, chiamò il direttore dell'Eiar, Giovanni Viarengo e gli scaricò il dono. Viarengo convocò il capotecnico Mario Bollito, il ‘superradio' Ennio Marandino, il responsabile del personale Roasio e il direttore amministrativo Vasari. “Che fare della regalia? Ci serve, visto che l'Eiar trasmette in onde medie? A cosa destinarlo allora?” Bollito diede un suggerimento: utilizzare il trasmettitore non per la radiodiffusione, ma per la tv. Da qualche anno in via Montebello venivano compiute prove di trasmissione televisiva, ma solo via cavo. Quel trasmettitore poteva essere il “propeller” del segnale video. E così fu.
Per 4 anni rimase avvolto nel suo contenitore originale, poi (1951) iniziarono le prime trasmissioni sperimentali dalla pista sul ghiaccio di “Torino Esposizioni” al Valentino. Una sola telecamera, solo musica come audio, immagini rigorosamente in bianco e nero. Il “dono” americano fu esaltato da personaggi del cinema Usa che l'Usis (United States Information Service) faceva sostare nella città della tv, d'intesa con l'Associazione Commercianti. Per festeggiare il lascito americano giunsero da Filadelfia Frank Sinatra e Ava Gardner, 35 anni lui, 31 lei. Erano in luna di miele. Sinatra era anche cronista sportivo, e allora gli domandarono un parere sul trasmettitore, lui disse “good” o “God” (buono o oddio ?) non è certo, di fatto, rimasero ospiti della città per una ventina di giorni. La bella Ava andava pazza per la ‘bagna cauda', la fonduta, i tartufi. Ingrassò. Quando tornarono negli Usa, si separarono. Come padrino delle trasmissioni sperimentali arrivò anche Tyrone Power e Tarzan, ossia l'ercoluto Lex Baxter. La presenza di questi artisti attivò l'esposizione dei primi modelli dei televisori “Emerson” che troneggiavano nei negozi di radio, tutti sintonizzati sul canale “C”.
La faccenda andò avanti sino al 1962 quando a Roma giunse la voce inviperita del segretario particolare del Principe di Monaco, Ranieri. “Sua altezza è stufo di avere interferenze sul radiotelefono particolare di Stato. Egli desidera parlare senza Idrolitina, Pastorella, digestivo Antonetto, dentifricio Giviemme, o calze Omsa!”. I disturbi di frequenza divennero affare internazionale e da Ginevra, sede della “Commissione mondiale per le radiodiffusioni” giunse l'intimazione alla Rai di abbandonare immediatamente il canale “C”. Ma che fare nei confronti di tutti coloro che avevano acquistato un tv la cui sintonizzazione era ferma su questa frequenza? Fu a questo punto che il geniaccio italico trovò una “illecita ma valida” scappatoia: tutte le antenne che irradiavano il segnale tv (compresi i ripetitori sulle montagne del cuneese) furono orientate verso nord, in modo da oscurare lo spartiacque col confine monegasco. Fu una soluzione all'italiana che accontentò tutti, il principe Ranieri di Monaco e gli utenti piemontesi che non cambiarono apparecchio tv.
Nota (1)
Ho parlato con la moglie del maestro Cesare Gallino, che ricordava perfettamente il tutto ed ha confermato la prima sede torinese Uri (Unione Radiofonica Italiana), era al primo piano di piazza Vittorio Emanuele. Le fotografie sono di proprietà del giornalista Ito De Rolandis di Castell'Alfero e sono state concesse al “Comitato Guglielmo Marconi”. Sono state scattate dai fotoreporter della “Gazzetta del Popolo” Libero Ghidoni e Giovanni Perno. Esse sono poste sotto la tutela del D.L. 7 novembre 1925 n. 1950 e successive modifiche. Possono essere riprodotte gratuitamente citando "Foto di proprietà di Ito De Rolandis”. Io la storia del canale C la sapevo un po' diversa, ma oggi non so più trovare dove ne avevo letto le origini tanti anni fa. Qui di seguito vi racconto la mia versione. La potenza dichiarata in WRTH (per quanto poco attendibile) è sempre stata 16/3,2KW e questo canale diventò il canale C Italiano. Le norme europee non allocarono mai frequenze per televisione sopra i 68 MHz (estremo alto del canale B italiano e della banda 1) e di sotto i 174 MHz (estremo basso del canale D italiano e della banda 3), per cui il canale C fu sempre fuorilegge. La RAI usò per questo il canale C in pochissimi casi: a Torino, in Liguria nel primo ripetitore di Bordighera (era questo che disturbava a Montecarlo, non poteva arrivarci il segnale da Torino!) poi spostato in banda UHF, in una località abruzzese (Fano Adriano, TE), in una località calabrese (Stalettì, CZ) e in due località siciliane (S. Lucia del Mela e Galati Mamertino, ME). E' poi vero che a Torino "Piazza Vittorio" era dedicata a Vittorio Emanuele (I) inizialmente e poi certamente dopo il 1915 fu dedicata a Vittorio Veneto. Magnifico e forse unico esempio di dedica completamente diversa che in pratica non ne ha cambiato il nome! A questo punto scusatemi, ma mi viene da domandarmi se l'attuale Corso Vittorio Emanuele (II) ha sempre avuto questo nome (vedi monumento) oppure è nato con un altro nome... Scusate la lungaggine dovuta alla mia vecchia passione per le canalizzazioni... vi ho raccontato la storia del canale C come la ho vissuta personalmente stando a Torino, recandomi a Bordighera spesso da ragazzo e divorando i World Radio Handbook e le pubblicazioni dei siti della RAI (i vecchi opuscoli di colore giallo corredati di cartine delle regioni in cui dei trasmettitori si vede anche la posizione geografica pubblicati fino al 1992, chi se li ricorda?) da quando ne ho scoperto l'esistenza. Saluti a tutti. Gentile sig. ... il signor Villa è decisamente un ingegnere elettronico. Certamente le sue considerazioni sono valide. Posso chiedere - se lo desidera - a qualche decnico della Rai. Direi però, in linea di massima, che espone delle cose che tecnicamente dovrebbero essere esatte.. Io non conosco i parametri verticali orizzontali ecc. Non so neppure se è consono alle emissioni in zona 2 (???) Qual'è la zona due? Villa conferma il racconto della donazione americana. Escludo nel modo più categorico che partigiani e paracadutisti Usa usassero questa apparecchiatura per trasmettere immagini: cosa ed a chi? L'on Silvio Geuna (nella foto con Fede) che comandava una delle frange attestate in Val Susa, ex vicesindaco della città proprio nell'immediato dopoguerra, mi aveva raccontato che serviva per comunicare coi velivoli bombardieri. E questa era anche l'opinione del direttore della Rai Giovanni Viarengo. Il tema del mio scritto è di curiosità, e di costume. Il signor Villa dice che è stato dismesso il canale C. E qui si sbaglia. Il mio tv in cucina opera sul canale C. Particolari "picareschi" della vicenda mi furono anche raccontati da Noel Cutisson, già direttore di Radio Monte Carlo, negli anni settanta, quando l'emittente monegasca diretta dal compianto Gigi Moraca rappresentava un forziere d'oro eccellente per la copiosa pubblicità che rastrellava in Francia ed in Italia. Grazie alle antenne di Monte Angel sulla banda di 702 Khz copriva il 60% (sic) del territorio Italiano. Oggi questa frequenza è stata ceduta nelle ore diurne a " Radio Nazionale della Cina " che trasmette da Pekino grazie ad un satellite della Inmarstat. Poichè molti programmi sono in lingua italiana, il quella redazione sono stati assunti quattro colleghi giornalisti italiani. Su Monte Angel oltre alle antenne di Radio Monte Carlo, vi sono le antenne del Principato di Monaco, ed è in linea ottica con la sommità dell'Eremo. Da qui le interferenze. Di Bordighera so nulla. Tuttavia, poichè molte persone possono essere interessate al problematecnico del canale C , penso che anche il sig. Galtieri concordi nella pubblicazione di quanto sostiene il sig. Villa. La sua lettera conferma inoltre l'interesse che suscita questo sito. E questa è un ulteriore riconoscimento al vostro impegno. Con la
sempre viva cordialità
Spero cari amici che siate seduti, ma dal signor Giulio
Bruno, tecnico Rai di grande stima operosità e dotato di quella curiosità
tipica della ricerca, in seguito all'inchiesta sul canale "C" mi dice
testualmente: Dott. Ito De Rolandis |
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