GRAFFITI PER UN CENTENARIO La
vicenda scientifica di Guglielmo Marconi ricostruita attraverso di Gabriele Falciasecca
Moltissimo è stato scritto su Guglielmo Marconi, non sempre a proposito, a volte con intento celebrativo a volte per sminuirne l'importanza. Scrivere qualcosa di originale che non sia un collage di cose già scritte da uno o più autori è assai arduo. Si è pensato allora di ordinare direttamente spezzoni tratti dall'ampio materiale esistente. In questo scritto, dunque, dopo alcune considerazioni personali sul concetto di invenzione in generale e di radio in particolare, sono presentate dichiarazioni originali, legate da commenti minimi su alcune delle questioni concernenti l'opera di Guglielmo Marconi: il grande scienziato infatti ha dato risposte dirette ad alcune delle questioni più importanti che sono continuamente sollevate. Per la natura stessa della impostazione la trattazione non è onnicomprensiva e le scelte fatte sono naturalmente l'intervento più diretto dell'autore sull'argomento. Che cosa è la "invenzione della radio" ? Il
termine invenzione è usato per segnalare la
comparsa all'orizzonte di una nuova serie di entità, prima inesistente,
che si segnala per una sua individualità e originalità.
In tal senso l'inventore compie un atto creativo, paragonabile, in campo
biologico alla comparsa di una nuova specie. Il paragone aiuta a comprendere
buona parte dei problemi connessi con la paternità delle varie
invenzioni. Nessuna specie potrebbe svilupparsi, secondo la teoria evoluzionistica,
senza la presenza anticipatrice di quelle che la precedono sulla scala
della evoluzione medesima. E' tuttavia ormai chiaro che non esiste una
necessità in senso opposto: la presenza delle specie inferiori
non dà alcuna certezza sullo sviluppo di alcune specie più
evolute. Appare poi sempre più probabile che i ritmi della evoluzione
non siano costanti e che l'apparizione della nuova specie sia collegato
ad un accelerarsi del processo unita ad una certa imprevedibilità
del risultato finale. Gli inizi Nella tarda estate del 1895 Guglielmo Marconi aveva completato le sue esperienze a Pontecchio, presso la Villa Griffone, raggiungendo la convinzione che le onde che era capace di generare erano in grado di superare ostacoli e distanze considerevoli. Guidato dalla madre si recò dunque a Londra l'anno successivo dove ebbe modo di presentare la sua invenzione al Post Office e dove soprattutto conquistò l'appoggio di William Preece la cui autorità diede immediata credibilità alle sue parole. Ebbe così modo di progredire nelle sue sperimentazioni fino a che nel 1897 fondò la Wireless Telegraph and Signal Company (poi divenuta Marconi Wireless Company). La scienza ha conferito all'umanità un grande beneficio. Essa ci ha messo a disposizione un nuovo senso. Ora possiamo vedere l'invisibile, udire l'inudibile, sentire l'intangibile [...] Uno dei più grandi successi scientifici della nostra generazione è la grandiosa generalizzazione di Clerk-Maxwell che tutti questi fenomeni (luce, calore, elettricità, magnetismo) sono precisamente di uno stesso tipo, e che differiscono solo per aspetti quantitativi. La luce è un fenomeno elettromagnetico e l'elettricità nella sua propagazione nello spazio segue le leggi dell'ottica. Fu Hertz a provare questo sperimentalmente [...]. W. H. Preece, Signalling Through Space Without Wires, Conferenza tenuta il 4 giugno 1897 presso The Royal Institution. “
Quando iniziai a fare esperimenti scientifici ebbi la fortuna di non
essere come la maggior parte degli altri inventori, vale a dire che
non ero a corto di denaro e non ero costretto a stare alzato la notte
per lavorare. Naturalmente stavo alzato alla notte, ma solo perché
ero profondamente concentrato nelle mie ricerche. Fin da ragazzo ebbi
la passione di scoprire e inventare cose e prima di dedicarmi definitivamente
alla radio avevo già realizzato un paio di invenzioni.” Guglielmo Marconi, il cui nome senza dubbio si ripeterà spesso negli anni a venire, è un giovane Anglo-Italiano. Nacque a Bologna, Italia, e avrà ventidue anni il prossimo aprile. Suo padre è un signore italiano di mezzi indipendenti, e sua madre è una signora inglese in parentela con diverse famiglie inglesi ben conosciute. Egli è un giovane alto e snello che sembra d'avere almeno trent'anni, ed ha una maniera calma e seria, una grave precisione nel parlare, che fa credere ch'egli abbia più anni di quelli che ha. Egli è eccessivamente modesto, non si atteggia a scienziato, e dice semplicemente che ha osservato certi fatti ed ha inventato degli strumenti ed apparecchi per mettere questi fatti alla prova ed a maggiormente estendere le loro diverse applicazioni; ma questi fatti e questi apparecchi sono così nuovi che l'attenzione e la curiosità che presentemente promuovono sono straordinarie. Dall'intervista di H.J.W.Dam a Guglielmo Marconi pubblicata su "The Strand Magazine" (Londra), marzo 1897. E' curioso che colline ed ostacoli evidenti non fanno ostruzione [...]. Le condizioni atmosferiche sembrano non avere influenza; pioggia, nebbia, neve e vento non producono nulla. [...] Le distanze alle quali i segnali sono stati inviati sono rimarchevoli.[...] Nel canale di Bristol la distanza coperta ha superato le otto miglia, e non abbiamo certo raggiunto il limite. E' interessante leggere quanto ottenuto da altri. Mezzo miglio era il sogno più sfrenato! W.
H. Preece, Signalling Through Space Without Wires, Conferenza tenuta
il 4 giugno 1897 presso The Royal Institution. Tra i tanti riconoscimenti attribuiti a Marconi, molto significativo è quello di un altro Premio Nobel italiano: E’ noto a tutti che le scoperte di Marconi furono in un primo tempo accolte con un certo scetticismo negli ambienti scientifici. Lo scetticismo era basato sulla convinzione che non fosse possibile la trasmissione delle radioonde tra stazioni situate una oltre l’orizzonte dell’altra. Si ragionava, infatti, press’a poco nel modo seguente: le onde elettromagnetiche usate nelle trasmissioni radio sono sostanzialmente analoghe alle onde luminose, dalle quali si differenziano solo per la grande lunghezza d’onda; e la terra, grazie alla sua conducibilità elettrica, si comporta per esse come un corpo opaco. Le radiazioni emesse da una stazione, propagandosi in linea retta, debbono lasciare in ombra tutte le stazioni situate al di sotto dell'orizzonte della stazione trasmittente; e ciò salvo una non grande correzione dovuta a fenomeni di diffrazione. Fu una fortuna per l'umanità che queste argomentazioni, che a priori potevano sembrare ragionevoli e ben fondate, non abbiano distolto Marconi dagli esperimenti a grande distanza. La storia di questi primi successi delle radio trasmissioni, costituisce una riconferma del fatto che nello studio dei fenomeni naturali, teoria ed esperimento devono andare di pari passo. Raramente l'esperienza, non guidata da un concetto teorico, può raggiungere risultati di larga portata. E’ certo uno dei più significativi successi per la teoria che l’esistenza stessa e le proprietà essenziali delle onde elettromagnetiche fossero state previste matematicamente dal Maxwell, prima della verificazione sperimentale della loro esistenza e prime che esse, attraverso la geniale intuizione di Marconi, trovassero il loro terreno di pratica applicazione; d'altra parte una fiducia eccessivamente spinta nelle previsioni teoriche avrebbe sconsigliato di insistere in esperimenti che erano destinati a rivoluzionare la tecnica delle comunicazioni. Enrico Fermi, Guglielmo Marconi e la propagazione delle onde elettromagnetiche nell’alta atmosfera, in Società Italiana Progresso delle Scienze, Guglielmo Marconi: omaggio degli scienziati d’Italia nel primo anniversario della morte, (luglio 1938) Il presente e il futuro della radio Guglielmo Marconi ebbe fin dall'inizio la consapevolezza delle potenzialità dell'invenzione che aveva realizzato. Questo si manifestò fin dalle prime affermazioni pubbliche, fatte da giovinetto in Inghilterra. Ad alcune premonizioni egli stesso nel seguito diede concreta realizzazione. In altri casi ciò che per lui fu un sogno è oggi per noi realtà di tutti i giorni. Nelle frasi che seguono ciascuno può riconoscere previsioni sugli sviluppi di radar e radioaiuti alla navigazione marittima e aerea, sulla possibilità di comunicazioni di massa planetarie, sulla potenza dei mezzi comunicativi per la formazione o la manipolazione delle coscienze, sulla corsa a rendere disponibili frequenze sempre più elevate, sull'interesse che si sarebbe manifestato per le comunicazioni mobili e personali. D-
[...] credete che queste onde potranno essere probabilmente adoperate
nei fari elettrici quando la nebbia impedisca il passaggio alla luce? Dall'intervista di H.J.W.Dam a Guglielmo Marconi pubblicata su "The Strand Magazine" (Londra), marzo 1897. “Fin dal 1895, cioè dall'inizio dei miei esperimenti avevo una chiara visione, direi una forte intuizione, che le trasmissioni radiotelegrafiche sarebbero state un giorno possibili attraverso le più grandi distanze.” Guglielmo Marconi, Discorso 1932, citato in G. B. Marini-Bettolo, Ricordo di Guglielmo Marconi, in Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, Omaggio a Guglielmo Marconi uno dei XL, in occasione del cinquantenario della sua scomparsa 1937-1987, p. 28. Un’efficace sintesi di buona parte del suo lavoro è data da alcuni brani della Conferenza tenuta da Marconi all’Archiginnasio di Bologna nel giugno del 1926, in occasione del trentesimo anniversario del suo primo brevetto: “Dal
febbraio 1896, data della mia partenza da Bologna dopo le mie prime
esperienze di telegrafia senza fili eseguite alla villa di Pontecchio,
la mia vita è trascorsa lontana da questa mia cara Città
natale. […] La radiotelegrafia, che a me parve destinata a collegare
il pensiero di tutti i popoli, aveva bisogno per il suo sviluppo di
uno spazio molto grande ed io scelsi per il mio laboratorio l’Oceano
Atlantico. In un’altra straordinaria sintesi della sua attività, datata 1936 (un anno prima della morte) si coglie l’instancabile impegno di Marconi: Dopo
il giugno 1896 [data del primo brevetto] enormi progressi sono stati
fatti ai quali ho sempre cercato di dare il mio personale contributo
e la mia leadership. Di eccezionale importanza è stato il superamento
dell’Oceano Atlantico con onde elettriche che è stato effettuato
da me il 12 dicembre 1901. Dopo la scoperta che le onde elettriche potevano
percorrere queste enormi distanze la telegrafia senza fili è
entrata subito in tutti i campi delle attività umane. […]
La telegrafia senza fili ha portato di conseguenza alla radiodiffusione,
che oggi rende la razza umana una sola grande famiglia. Le onde ultra-corte
che attualmente attirano l’attenzione di numerosi radio-ingegneri
e che io ho applicato nei miei recenti esperimenti, avranno un campo
immediato di applicazione nella Televisione, che oggi si può
considerare un fatto compiuto. Le
grandi conquiste già fatte ci permettono tuttavia di asserire
oramai con certezza che, per mezzo delle onde elettriche, l'umanità
non solo ha a sua disposizione un nuovo e potente mezzo di ricerca scientifica,
ma sta conquistando una nuova forza e utilizzando una nuova arma di
civiltà e di progresso che non conosce frontiere e può
perfino spingersi negli spazi infiniti ove mai prima di ora, forse,
è potuto penetrare il palpito o una qualsiasi manifestazione
dell'attività e del pensiero dell'uomo. Guglielmo Marconi, Fenomeni accompagnanti le radiotrasmissioni (1930), in Scritti di Guglielmo Marconi, Roma, Reale Accademia d’Italia, 1941, pp. 389-401. Nei
primissimi giorni della "radio", quando le onde elettriche
cominciavano ad essere usate per scopi pratici, parlavamo soltanto di
"telegrafia senza fili", ma col progresso della tecnica, le
onde elettriche sono state sempre più largamente usate non soltanto
per la radiotelegrafia ma anche per la radiotelefonia e la radiodiffusione,
per la radiogoniometria sul mare e nell'aria, per il comando a distanza
di meccanismi come bersagli, siluri, macchine volanti e altri dispositivi
simili usati principalmente per scopi bellici e, più recentemente,
per la trasmissione di immagini e facsimili e per la televisione. Guglielmo Marconi, Radiocomunicazioni (1926), in Scritti di Guglielmo Marconi, Roma, Reale Accademia d’Italia, 1941, pp. 347-368. Prima
di concludere vorrei accennare a un'altra possibile applicazione di
queste onde che, se avesse successo, potrebbe essere di grande aiuto
per i naviganti. Guglielmo Marconi, La radiotelegrafia (1922), in (a cura di) Giovanni di Benedetto, Bibliografia marconiana, Firenze, Giunti, 1974. Noi
abbiamo raggiunto nella scienza ed arte delle radiocomunicazioni uno
stadio in cui le espressioni dei nostri pensieri possono essere trasmesse
e ricevute pressoché istantaneamente e simultaneamente, praticamente
in ogni punto del globo [...]. [Tratto dal radiomessaggio di Guglielmo Marconi al Chicago Tribune Forum dell'11 Marzo 1937] L'autore desidera ringraziare il Prof. G.B. Marini-Bettolo i cui studi e pubblicazioni su Marconi hanno facilitato enormemente il lavoro necessario per approntare questo testo e la D.ssa Barbara Valotti per l’accurato reperimento delle fonti bibliografiche. MARCONI E L’INVENZIONE DELLA RADIO GLI ESPERIMENTI DEL GIOVANE MARCONI OLTRE IL MITO DELL’AUTODIDATTA: ORIGINI E FORMAZIONE DI GUGLIELMO MARCONI |