Comitato Guglielmo Marconi International - Fondato nel 1995
Fondato nel 1995


GUGLIELMO MARCONI ED IL MAUSOLEO DI PONTECCHIO

La morte di Guglielmo Marconi

Il 1937 vede Guglielmo Marconi ancora impegnato intensamente nelle ricerche sulle microonde, tanto da fargli dire, poche ore prima della morte, in una conversazione con Solari, suo amico e collaboratore “in questo campo vi è ancora molto da fare: vorrei avere l’energia di una volta…quell’energia che ora non ho più” Purtroppo però sin dal 1936 i disturbi di cuore (pseudo angina pectoris) iniziarono a creargli qualche amarezza e qualche preoccupazione. Le cure attente del prof. Frugoni gli permettevano comunque dopo un breve periodo di riposo di riprendere le sue attività di ricerca e di sperimentazione.
La mattina del 19 luglio 1937 Marconi accompagnò alla stazione Termini di Roma la moglie marchesa Maria Cristina in partenza per Viareggio per raggiungere la figlia Elettra, che il giorno successivo il 20 luglio avrebbe compiuto sette anni. Marconi le avrebbe raggiunte il giorno successivo per recarsi poi, tutti insieme, a Genova ed imbarcarsi sull’Elettra dove Marconi avrebbe dovuto compiere una nuova serie di esperimenti sulle onde corte: il Destino però aveva disposto diversamente
Nel pomeriggio dello stesso giorno Guglielmo Marconi avrebbe dovuto incontrarsi con Mussolini, ma iniziò a sentirsi male e mentre il suo segretario Di Marco si apprestava a disdire l’appuntamento, suo suocero chiamava il medico. Sembrava una delle passeggere crisi cardiache di cui aveva sofferto altre volte, ma a tarda sera le sue condizioni cominciarono improvvisamente a peggiorare, tanto che Guglielmo Marconi alle 3,45 del giorno 20 luglio 1937 si spense nella sua casa di via Condotti11 a Roma assistito dallo suocero e dal prof. Frugoni. La moglie Maria Cristina avvertita quando la situazione aveva iniziato a peggiorare arrivò a Roma poche ore dopo.
Nella giornata del 21 luglio la salma di Marconi, rivestita con la divisa di Accademico d’Italia, fu trasportata al palazzo della Farnesina, sede dell’Accademia d’Italia di cui lo Scienziato era Presidente, per permettere a tutti, personalità e gente comune, di rendere omaggio al Grande Inventore.
Telegrammi e messaggi di cordoglio arrivarono alla moglie dal Papa e da moltissime personalità italia ne e straniere. A Milano il giornale Il Popolo d’Italia e negli Stati Uniti molti quotidiani sono usciti in edizione straordinaria.
Le stazioni radio di tutto il mondo ricordarono la figura di Colui che aveva inventato quel meraviglioso mezzo di comunicazione: ad esempio la Broadcasting Company, la più grande società di radiodiffusione degli Stati Uniti celebrò Marconi con discorsi delle più autorevoli personalità della scienza e dell’arte del Nord America.
I funerali si svolsero a Roma in forma solenne il 22 luglio 1937 alle ore 18. In quel momento praticamente in tutto il mondo le stazioni di radiodiffusione e le stazioni radiotrasmittenti commerciali si fermarono, negli USA per un minuto, nell’Impero britannico per due minuti, in Italia per cinque minuti. 
Il corteo funebre partendo dalla Farnesina, attraverso un lungo itinerario per le strade di Roma raggiunse la chiesa di Santa Maria degli Angeli, a piazza Esedra nei pressi della stazione Termini, dove si svolse la cerimonia funebre a cui partecipò una vera moltitudine di persone. Marconi aveva espresso il desiderio di essere sepolto a Bologna e quindi al termine della cerimonia funebre la salma fu trasportata su un treno per raggiungere la città natale dello Scienziato, dove arrivò nelle prime ore del 23 luglio.
A Bologna tutto era pronto per ricevere le spoglie del suo glorioso figlio nato in via delle Asse il 25 Aprile 1874. I giornali dell’epoca scrissero che per ricordare una manifestazione di cordoglio così profonda e generale da parte delle autorità e del popolo, bisognava risalire ai funerali di Giosuè Carducci. Il corteo funebre partito dalla stazione ferroviaria, si snodò lungo via Indipendenza sino ad arrivare in Piazza Maggiore (allora piazza Vittorio Emanuele); lungo il percorso due ali di folla lanciavano fiori al passaggio è del feretro. Il carro funebre avanzava lentamente trainato da sei cavalli neri; davanti la banda della Milizia Ferroviaria suonava la marcia funebre di Chopin, mentre in cielo sfrecciavano numerosi aerei per recare il loro saluto a Marconi.
Ad attenderlo in Piazza Maggiore la moglie di Marconi marchesa Maria Cristina Bezzi Scali con i suoi genitori, la figlia Gioia, il figlio Giulio, che in quel momento si trovava negli Stati Uniti, era rappresentato dal Marchese Solari. [1]  Fra le varie rappresentanze anche quella di Sasso Bolognese (nel 1937 così si chiamava il nostro Comune) con il commissario prefettizio Pietro Ospitali e numerosi cittadini e rappresentanti di associazioni e degli asili.
Il rito funebre religioso si svolge nella Basilica di San Petronio gremita di folla e viene officiata dal Cardinale di Bologna Nasali Rocca. Al termine della cerimonia la salma viene trasportata, sempre tra due ali di folla commossa al cimitero della Cerosa dove lo Scienziato viene sepolto nella tomba di famiglia, dove già è sepolto, come è scritto sull’epigrafe della lapide, Giuseppe Marconi “padre del sommo fisico Guglielmo”, morto il 26 marzo 1926.
Dopo la morte di Marconi si moltiplicano in campo politico e scientifico le iniziative per tenere alto il ricordo dello Scienziato e delle invenzioni da lui sviluppate.
Con il Reale Decreto (R.D.) n. 354 dell’11 aprile 1938 viene istituita, come ente morale, la Fondazione Guglielmo Marconi che ha “lo scopo di promuovere ed incoraggiare gli studi e le ricerche relative alla radioelettricità” e tenere vivo il ricordo storico e scientifico dello Scienziato; fra gli altri compiti istituzionale la legge istitutiva prevede anche che “promuova ed organizzi il 25 aprile di ogni anno… la Giornata di Marconi”. La famiglia dello Scienziato donò alla Fondazione la Villa Griffone con il terreno circostante, in modo che quel luogo restasse una testimonianza degli eventi che permisero la nascita della radiotelegrafia. Nel frattempo fu incaricato l’architetto Marcello Piacentini per eseguire la progettazione di un mausoleo per poter trasferire le spoglie di Guglielmo Marconi nel luogo dove egli aveva trascorso la sua giovinezza e dove compì i primi esperimenti che culminarono nel 1895 con la trasmissioni di segnali fra due punti non visibili posti ad una distanza di circa 1800 m, che rappresentarono la nascita di un nuovo modo di comunicare.
Con la legge n. 276 del 28 marzo 1938 lo Stato Italiano stabilì che “il 25 aprile, anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, è dichiarato a tutti gli effetti giorno di solennità civile” e pochi giorni dopo un Regio Decreto modificò la denominazione di Sasso e Pontecchio Bolognese in Sasso Marconi e Pontecchio Marconi, per mantenere vivo il ricordo che “in questa terra ebbero luogo i primi esperimenti della prodigiosa invenzione che donò immensi benefici all’umanità intera, e rese immortale il nome di Guglielmo Marconi”

I Prati di Pontecchio

La casa detta “I Prati” di Pontecchio fu costruita all’inizio del 1700 sulla Porrettana di fronte a Villa Griffone; in seguito divenne di proprietà della famiglia Marconi. Fin dalla sua costruzione ospitava una osteria ed un negozio di generi alimentari e tabacchi.
I fratelli Giovanni e Celso Canova si trasferirono ai Prati nel 1924 e gestirono l’osteria e il negozio fino al 1938.
La strada Porrettana, dal torrente Rio d’Eva, ai Prati fino all’altezza dell’attuale Chalet delle Rose, era molto spostata verso la collina, cosicché la parte a sud della vecchia casa dei Prati era ubicata sull’attuale tracciato della Porrettana e di parte del parcheggio verso il fiume. Per realizzare il Mausoleo ed i relativi parcheggi, fu quindi necessario demolire il fabbricato “Prati Vecchi”, indicato con i numeri 19 e 20 della mappa catastale.
Giovanni e Celso Canova, allora gestori del negozio e dell’osteria, acquistarono un terreno poche decine di metri più a nord, verso Bologna appena oltre il rio d’Eva, e costruirono la nuova casa dei Prati. Il nuovo fabbricato fu realizzato a tempo di record e appena terminato la famiglia Canova si trasferì con la bottega e l’osteria. Costruito il mausoleo, si demolì la vecchia casa dei Prati per far posto al nuovo tracciato della Porrettana e al piazzale.
Il capomastro dell’impresa costruttrice del Mausoleo, Sig. Deri, risiedeva in Trentino, e per tutto il periodo necessario alla realizzazione dell’opera fu ospite della famiglia Canova.
La nuova casa dei Prati ebbe vita brevissima: costruita nel 1938, dopo solo sei anni il 7 luglio 1944 durante un’escursione aerea, una bomba la colpì e in pratica la distrusse completamente. Il bombardamento provocò sette morti e diversi feriti. Persero la vita: Zuffi Clemente, Sandri Eleonora e Luisa Canova, rispettivamente madre, moglie e figlia di Celso Canova, oltre a quattro persone che si trovavano nel negozio a far spesa. Tra i feriti: Franceschini Zelinda, Maria e Giulio Canova, altri clienti ed alcuni passanti.
I superstiti della famiglia furono ospitati dal fratello Luigi Canova, allora fattore presso la villa “Fibbie al Moglio” per sfollare successivamente a Bologna, dove rimasero per pochi mesi fino alla fine della guerra.
Ritornati a Pontecchio la famiglia Canova ricostruì la casa i “Prati Nuovi” con stile diverso dal precedente. Inaugurata nel 1948 non subi modifiche sostanziali.

Il Mausoleo Marconiano

I lavori di costruzione del Mausoleo iniziarono nell’aprile 1940 con lo scavo del terreno e terminarono il 20 luglio 1941. La direzione dei lavori era stata affidata all’Azienda Autonoma Statale Strade di Bologna (l’attuale ANAS) e fu direttore dei lavori l’Ing. Aldo Mattei.
Il Resto del Carlino del 7 settembre 1941 così descrive l’opera appena terminata:
“Il Mausoleo si apre sulla destra della strada Porrettana, per chi viene da Bologna; un vasto spiazzo rettangolare al centro del quale si drizzano due alti piloni portabandiera, conduce ad un breve prato pianeggiante, al centro del quale passano alcuni gradoni con cordoni di granito e selciatura di sassi del Brenta e del Reno. E’ questa come una pedana petrosa che guida sino a sette gradini, dopo i quali apre con la sua mole il monumento vero e proprio. La parte centrale del mausoleo, larga metri 17,50 ed alta 6 metri, è addossata al colle sovrastato dalla Villa Griffone che viene ad essere, in alto, come un completamento simbolico dell’insieme. La facciata del mausoleo è in pietra di Monte Ovolo, di colore grigio cilestro; al centro si apre la porta della cripta, fiancheggiata da due alte pietre verticali di travertino. Ai lati del monumento due gradinate diritte, larghe sei metri, una per lato salgono il poggio sino a portare ad altre due scale più strette e semicircolari che conducono sino al piazzale della villa: Davanti all’edificio e quindi sulla sommità del poggio sorge una colonnetta di marmo bianco in cui è un busto di Guglielmo Marconi, pure in marmo bianco, opera pregevolissima dello scultore Dazzi.
Alla cripta si accede attraverso un vano che è ornato di una cancellata in ferro battuto costruita dagli artigiani bolognesi. L’interno della tomba è cilindrico, in travertino bianco, con numerose nicchie che s’aprono sulla parete circolare. In mezzo lievemente spostato verso il fondo è il grande sarcofago in marmo color porfido, poggiante su una lastra in marmo carrarese verde. Il soffitto del mausoleo, a calotta, è in calcestruzzo di cemento armato color giallo. Sul fondo della parete di travertino sono incise le parole “Diede con la sua scoperta il sigillo a un’epoca della storia umana”. Al centro del monumento, sopra la porta della cripta c’è una croce di colore rosso e vi è sotto la semplice iscrizione: “Guglielmo Marconi 25 Aprile 1874 – 20 Luglio 1937”.
Questa è l’opera nuova che sarà presto inaugurata e che resterà nel tempo a rammentare la gloria di un grande Bolognese; a ricordare come l’Italia onora i suoi figli più degni”

Il cronista di allora ci fa rivivere, pur senza immagini, l’intera opera con una tale intensità e dovizia di dettagli che forse nessuno di noi, abituali frequentatori avevamai osservato.
Il giorno 6 ottobre ebbero inizio le manifestazioni in onore di Marconi che culminarono il giorno successivo con l’inaugurazione ufficiale del Mausoleo. Nel pomeriggio del 6 ottobre verso le ore 15, in forma privata, sono arrivati alla Certosa la vedova Marchesa Maria Cristina, i figli dello Scienziato Giulio, Degna e Gioia assieme ad altri famigliari e a numerose autorità tra cui il podestà di Sasso Marconi, per assistere alla riesumazione della salma. Dopo aver deposto la cassa sigillata in un nuovo cofano di noce in cui è stato posta una targa con l’iscrizione “S.E. Guglielmo Marconi, Presidente della Reale Accademia d’Italia e Senatore del Regno”, la bara è stata trasportata a spalla nella chiesa di S. Girolamo alla Certosa per una breve cerimonia religiosa. Quindi il feretro è stato posto su una autofunebre che, seguita da un corteo di automobili sulle quali si trovavano i famigliari e le autorità intervenute alla riesumazione, ha lasciato la Certosa avviandosi verso Pontecchio Marconi. Durante il tragitto il feretro è stato oggetto di manifestazioni di stima e di affetto da parte della popolazione schierata ai bordi della strada.
Quando il feretro è arrivato nel piazzale antistante il Mausoleo ad attenderlo c’era il parroco di Pontecchio Don Ottavio Balestrazzi, accompagnato dal parroco di Sasso e da altri Sacerdoti, che ha impartito la benedizione alla bara. Il feretro è quindi trasportato, lungo la rampa che da accesso al Mausoleo, davanti alla cripta dove è stato calato nel marmoreo sarcofago che sorge al centro della cripta stessa. Al termine della Cerimonia la vedova dello Scienziato e i tre figli presenti sono saliti a Villa Griffone accompagnati dal presidente della fondazione Marconi, Luigi Federzoni e dalle altre autorità presenti per visitare alcuni importanti cimeli marconiani, che costituiscono la base di partenza di quello che sarà il Museo Marconiano. Per la cerimonia di inaugurazione dell’indomani, le autorità locali di Bologna invitavano a tener chiusi i negozi nella mattinata per permettere a tutti di partecipare alla manifestazione dell’inaugurazione del Mausoleo. Inoltre sulla stampa locale era pubblicata una inserzione intitolata “Bandiere al vento” che invitava la cittadinanza ad esporre le bandiere per le manifestazioni che si sarebbero svolte in occasione delle solenni celebrazioni marconiane.
A sorpresa, la stampa non ne aveva mai accennato, all’inaugurazione era presente anche il capo del governo Benito Mussolini. Sin dalle prime ore del mattino migliaia di persone e numerosissime autorità si danno appuntamento a Pontecchio riempendo tutti gli spazi possibili intorno al Mausoleo e a villa Griffone. Sono presenti la vedova di Marconi, Marchesa Maria Cristina con la figlia Elettra di 11 anni, i figli dello Scienziato Giulio, Degna e Gioia, la suocera marchesa Bezzi Scali, e altri famigliari. Tra le autorità presenti Luigi Federzoni che ha sostituito Marconi alla presidenza della Reale Accademia d’Italia e presidente della Fondazione Marconi, l’Ammiraglio Giuseppe Pession amministratore della Fondazione Marconi, il Podestà di Sasso, numerosi ministri e rappresentanti di molte associazioni scientifiche e culturali. Erano presenti anche Delegazioni di Stati esteri tra cui il ministro delle Poste tedesco Ohnesorge.
Alle ore 10 precise Mussolini arrivò alla stazione ferroviaria di Pontecchio in “littorina” accolto dalle autorità civili e politiche e successivamente in auto si recò a Villa Griffone dove incontrò i famigliari di Guglielmo Marconi.
La cerimonia di inaugurazione fu semplice e commovente, Il Cardinale di Bologna Nasali Rocca ha benedetto la cripta e successivamente Mussolini seguito dai Famigliari e dalle autorità è entrato nel Sacrario per rendere omaggio alla memoria di Marconi.
Luigi Federzoni ha poi offerto a Mussolini la prima copia del libro “Scritti di Guglielmo Marconi” edito per l’occasione dall’Accademia d’Italia, che contiene oltre ad una biografia dello Scienziato, quasi tutti i discorsi che Marconi tenne nei più prestigiosi consessi di tutto il mondo.
Subito dopo il corteo ha salito le scalinate che portano alla villa per inaugurare il busto di Marconi, scolpito nel bianco marmo di Carrara, opera dello scultore, accademico d’Italia, Arturo Dazzi. Successivamente è stata anche scoperta la lapide, posta sotto la finestra della stanza dei bachi, da dove Marconi lanciò i primi segnali di telegrafia senza fili nella primavera del 1895. La lapide reca incise le parole: “Da qui Marconi lanciò il primo segnale radio. Primavera 1895”. Subito dopo Mussolini incontrò anche Antonio Marchi detto “Tugnatt”, ormai alla soglia dei cento anni di vita, il giardiniere dipendente della famiglia Marconi che era diventato l’aiutante di Marconi nei primi esperimenti condotti dallo Scienziato negli spazi intorno alla villa. Era lui infatti che seppelliva le lastre di rame che fungevano da polo di terra delle antenne, era lui che si spostava in base alle indicazioni del giovane Guglielmo con l’apparato ricevente dei segnali che lo Scienziato inviava dalla stanza dei bachi. [2]
L’inaugurazione del Mausoleo si concluse con un ultimo omaggio alla tomba di Guglielmo Marconi anche da parte di tutta la gente comune che era venuta a testimoniare l’affetto per questo grande Scienziato che amava profondamente il proprio Paese, l’Italia, e la propria gente tanto da non aver mai voluto rinunciare alla cittadinanza italia na e da avere sempre avuto nostalgia della propria terra, come dimostrano queste parole da lui pronunciate: Nell’avvicinarmi al tramonto della vita, il mio più grande rimpianto è quello di non avere concentrato maggiormente il mio lavoro in Italia, ma ciò è avvenuto per circostanze indipendenti dalla mia volontà. In ogni modo io ho offerto sempre all’Italia quanto di meglio ho potuto fare”.

Giuliano Nanni

Pontecchio - I Prati 1924 – I Prati di Pontecchio a Sinistra Giovanni Canova a destra Celso Canova, sul calesse da sinistra Luisa e Maria Canova, Carlo Cimoni e Cesarino Canova (foto di proprietà Cesarino Casanova)

Pontecchio - Spolverino 1930 – La famiglia Canova al completo. Adulti da sinistra Norina Sandri, Gelso Canova, Zelinda Franceschini, Giovanni Clementina Zuffi e Maria Canova. Ragazzi da sinistra, Mario Canova, Luisa Canova, il nipote Carlo Cimini e Cesarina Canova (foto di proprietà Cesarino Casanova)

Pontecchio Marconi - 1935 – La vecchia casa dei Prati, prima della demolizione

Roma 22 Luglio 1937- Funerali di Guglielmo Marconi. Il corteo funebre sfilò lungo le vie di Roma, dalla Farnesina a Santa Maria degli Angeli.

Bologna 23 Luglio 1937 – Il Corteo Funebre nei pressi della stazione ferroviaria – Via Indipendenza

Bologna 23 Luglio 1937 – Anche la sua città natale tributa gli onori a G. Marconi: Il corteo funebre partito dalla stazione ferroviaria si snoda lungo Via Indipendenza fino alla Basilica di San Petronio.

Pontecchio Marconi - 1938 – I Prati nuovi con i negozi di generi alimentari e osteria (foto di proprietà Cesarino Casanova)

Progetto dell’Accademico Marcello Piacentini, per la costruzione Mausoleo Marconiano Il progetto, escluso la variante all’ingresso della Villa, fu approvato dall’apposita commissione che lo accettò approvando alcune modifiche. (Collezione G.Dall’Olio)

Mappa catastale del 1940 in cui è evidente il vecchio tracciato della Porrettana e la posizione dei Prati (n. 19 e 20). Si nota anche una bozza del nuovo Mausoleo.





Pontecchio Marconi 1940 – Lavori di costruzione del Mausoleo. Nella foto di sinistra si vede una parte del fabbricato detto "I Prati"; nella foto di destra, sullo sfondo, la Villa Griffone. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)


 

Pontecchio Marconi 1941 – Demolizione dell'edificio detto "I Prati", di proprietà della famiglia Marconi ed allora ubicato di fronte alla Villa Griffone. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)


Pontecchio Marconi – 6 Ottobre 1941 – Traslazione della salma di G. Marconi dalla Certosa di Bologna al Mausoleo di Pontecchio. Il chierichetto a sinistra, con il cappello in mano, è Gianni Canova; dietro di lui Giulio Canova. Il primo uomo a sinistra con il cappello in mano è il costruttore del Mausoleo Sig. Deri. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)

Pontecchio Marconi - 6 Ottobre 1941 – Cerimonia funebre davanti al Mausoleo: Al termine della cerimonia la bara contenente le spoglie di G. Marconi venne calata nell’artistico sarcofago in marmo posto nella cripta del Mausoleo. Da pochi anni accanto a Marconi riposa anche la moglie marchesa Maria Cristina Bezzi Scali. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)

Pontecchio Marconi - 6 Ottobre 1941 – I primi tre figli di Guglielmo Marconi. Gioia a sinistra con il cappello, Degna più avanti ai margini del prato e Giulio in divisa da ufficiale di Marina Militare. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)

Pontecchio Marconi- 7 Ottobre 1941 – Mussolini assiste all’inaugurazione della lapide sotto la finestra della stanza dei bachi, da dove Marconi lanciò nel 1895 il primo segnale radio. In primo piano sulla sinistra il parroco di Pontecchio Don Ottavio Balestrazzi. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)

Pontecchio Marconi - 7 Ottobre 1941 - Inaugurazione del Mausoleo. (foto di proprietà Aldino Perla)

Pontecchio Marconi - 7 Ottobre 1941 – Mussolini, al centro della foto, al termine della cerimonia d’inaugurazione lascia il Mausoleo. (foto di proprietà del Sig. Canova Cesare)

Pontecchio Marconi - ottobre 1944 – 1) Mausoleo - 2) La Chiesa di Pontecchio - 2) La Canovetta (foto di proprietà Arrigo Nascetti)

Pontecchio Marconi - 1947 – Antonio Marchi alla bella eta' di 105 anni, festeggiato dalla moglie e dalla figlia di Marconi. Marchi morira' l'anno dopo (foto di proprietà Cesarino Casanova)

[1] Guglielmo Marconi prima di unirsi in matrimonio con la Marchesa Maria Cristina Bezzi Scali, era stato sposato con Beatrice O’Brien di nobile famiglia irlandese, dalla quale ebbe tre figli: Degna, Giulio e Gioia.

[2] Antonio Marchi morì nell’aprile del 1948 a 106 anni, in seguito alle conseguenze di una caduta da una sedia che gli aveva procurato la rottura del femore.


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