PIU' DI
UN SECOLO FA MORIVA
HEINRICH HERTZ
Heinrich Hertz
La descrizione degli esperimenti
di Hertz sulle onde elettriche
Furono pubblicati in Italia, in lingua italiana
nel libro di Emilio Desbeaux Fisica Moderna del 1892, si presume che
Guglielmo Marconi abbia letto il citato testo.
PIU' DI UN SECOLO FA MORIVA HEINRICH HERTZ
Più
di Un secolo fa, il 1 gennaio 1894, moriva Bonn a 37 anni non ancora
compiuti (era nato ad Amburgo nel 1857), Heinrich Hertz, il fisico che
per primo nel 1887, riprodusse sperimentalmente le onde elettromagnetiche,
la cui esistenza era stata prevista dalla teoria di James C. Maxwell.
Una decina di anni dopo anche il fisico bolognese Augusto Righi continuò
l'opera di Hertz, mentre Guglielmo Marconi, modificando le apparecchiature
sperimentali, avrebbe conquistato l'etere rendendo possibili le comunicazioni
a grandi distanza. In onore ad Hertz, l'unita di misura della frequenza
e oggi chiamata Hertz (Hz). Hertz dimostroò la sua genialità fin dagli
anni della scuola, dove risultò sempre il primo della classe. Inoltre
la sua vivace intelligenza ma soprattutto la sua capacità di allestire
sperimentazioni gli valsero l'appellativo di "ragazzo prodigio".
Cresciuto in una ricca e potente famiglia dell'alta borghesia tedesca,
Hertz fu avviato agli studi di ingegneria a Monaco, ma presto se ne
allontanò non prima di avere comunicato al padre, con una lettera,
la sua decisione di abbandonare l'ingegneria per dedicarsi completamente
alla scienza pura, la fisica teorica in particolare. Trasferitosi a
Berlino, Hertz trovò Hermann von Helmholtz, ilcelebre fisico che aveva
formulato il "principio di conservazione dell'energia" e che
riconobbe immediatamente le capacità del giovane allievo. Al tempo
in cui Hertz lavorava all'universita', era di fondamentale impotanza
il problema di dimostrare l'esistenza delle onde elettromagnetiche e
operando con "circuiti oscillanti" il govane Hertz riusci
nell'intento, dimostrando anche che le onde generate dal suo "oscillatore"
erano della stessa natura delle onde luminose. Le onde di Hertz, dunque, potevano
essere riflesse, rifratte, polarizzate. L'unica differenza era data
dalla diversa lunghezza d'onda e, conseguentemente, dalla frequenza.
Hertz, però, non si preoccupò delle applicazioni pratiche della sua
scoperta, a differenza di Marconi che invece intui subito le grandi
potenzialità delle onde hertziane. in nome di Hertz e legato anche
alla scoperta dell' "effetto fotoelettrico", che consiste
nella emissione di elettroni da parte di lamine metalliche esposte a
radiazioni elettromagnetiche. La spigazione del fenomeno fu fornita
più tardi da Einstein e costitui un passaggio fondamentale della storia
della fisica, perchè contribuì alla transizione dalla fisica classica
alla fisica quantistica. Per questa spiegazione dell'effetto fotoelettrico
Einstein si guadagno il Nobel (a quei tempi egli aveva già elaborato
la prima parte della teoria della relatività, ma non tutti l'avevano
compresa; pertanto, si preferi motivare il Nobel col riferimento a un
fenomeno più comprensibile).
Evidentemente Hertz era destinato ad anticipare Einstein nella formulazione
dei problemi. Dopo essersi interessato a studi di elasticità, passò
a studiare l'elettrodinamica dei corpi in movimento incontrando però
notevoli difficoltà. Fu ancora Einstein a fornire una esatta siegazione
del fenomeno con la famosa memoria del 1905 Sull'elettrodinamica dei
corpi in movimento all'interno della quale era contenuta anche la formulazione
della teoria della relatività "ristretta". Hertz, infine,
tentò anche di rifondarela meccanica classica eliminando il concetto
di forza, ma non vi riuscì. Hertz lavorò fino alla fine e tenne la
sua ultima lezione il 7 dicembre del 1893. Pochi giorni scrisse questa
specie di testamento: "Se mi accadrà davvero qualcosa, non dovete
piangere, ma essere un po' orgogliosi e pensare che io appartengo a
quegli eletti che vivono poco e tuttavia abbastanza". La figura
di Hertz fu rievocata da Max Planck alla società di fisica di Berlino,
mentre il suo maestro Helmohltz sintetizzò la vita del suo giovane
allievo con queste significative considerazioni: "Egli ha potuto
cogliere una quantità di frutti quasi insuperati, per i quali si affaticarono
invano molti tra gli studiosi piu' capaci delle stesse discipline. Nell'antichita'
classica -concluse Helmholtz- si sarebbe detto di lui che fu sacrificato
all'invidia degli dei".
Da: Il Resto del
Carlino Giovedi' 30 Dicembre 1993 pag.4
Testo prelevato
dalla rete Packet Radio, messo in rete dal Radioamatore IK4NYY
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